Luigi Meneghello
Luigi Meneghello nasce a Malo, in provincia di Vicenza, nel 1922. La madre insegnava in una scuola elementare fino a quando nel 1917, dopo la ritirata di Caporetto, dovette abbandonare il Veneto, riprendendo poi l'insegnamento nel 1927. Il padre gestiva un'autofficina ed un'azienda di autoservizi.
Frequenta una scuola privata, nei primi anni delle elementari, riuscendo così ad anticipare la fine del ciclo scolastico e poi entra al ginnasio liceo Pigafetta di vicenza. Poi, nel 1939, la facoltà di Lettera all'Università di Padova. Nell'estate dal 1940 incontra Antonio Giuriolo ed altri antifascisti con i quali, tra il 1942 ed il 1943, fonda il Partito d'Azione
Nel 1943 viene inviato alla scuola allievi ufficiali alpini di Merano, poi l'8 settembre, l'armistizio e con il ritorno a Vicenza inizia la latitanza tra Padova e Vicenza, latitanza che finisce il 5 dicembre 1943 con la sua incarcerazione a Padova.
Tra incarcerazioni, scarcerazioni, azioni con il Partito d'Azione, rastrellamenti si arriva al 1947 ed alla sua idea di lasciare l'Italia: vince un concorso del British Council presso l'Universita' di Reading (Inghilterra) e si trasferisce.
L'idea iniziale era di rimanerci qualche anno per poi tornare in patria, invece ci rimane per sempre, seppur intervallando periodi italiani, assieme alla moglie, Katia Bleier, sposata nel 1948.
Da queste parole si potrebbe presumere che Meneghello sia un uomo estrapolato dalla sua realta', trapiantato in una realta' diversa e che, quindi, sia una voce poco autorevole nel parlare di dialetti, radici. Nulla di piu' errato: Meneghello e' importante nel panorama della letteratura del secondo novecento italiano proprio perche' i suoi scritti sono memoria pura, raccontati con i termini linguistici della memoria; una miscellanea di dialetto e lingua "ufficiale" che riporta ogni lettore alle sue radici. Questa peculiarita' assieme all'amore profondo che lo lega alla terra rendono i libri di Meneghello estremamente vivi, attuali e divertenti. Ma non e' solo il lettore a divertirsi; l'autore lo fa per primo:
"Quando mi sono messo a scrivere il mio primo libro, (Libera nos a Malo) ho passato dei mesi in convulsioni di riso. Era come se uno mi raccontasse quello cose che io poi valutavo sulla base di quanto mi divertivano. Mia moglie mi sentiva ridere nello studio e quando anche venivo fuori con una pagina perche' me la ricopiasse. Si', e' Katia che scrive a macchina, io invece scrivo con... il pennino d'acciaio e uso il calamaio. Faccio molta fatica a trovarli. I calamai, specialmente, sono ormai rarissimi. E poi mi macchio con l'inchiostro... Certo, se quello che scrivo non mi diverte e non mi fa ridere, mi sembra quasi che non sia nemmeno scritto. Ma quando una cosa mi viene bene allora esco dallo studio e vado da Katia e gliela leggo. Pero' qualche volta lei non ride, dice che non e' poi cosi' divertente..."
E' un umorismo puro, semplice come la vita di paese, come gli odori che a tratti ci assalgono riportandoci alla nostra infanzia, certamente non per questo meno efficace, anzi!
Molti sono anche i saggi e gli studi sulle tradizioni dialettali, sempre conditi, però, da ricordi personali.
Troppo poco conosciuto dalla gran parte delle persone, fortunatamente ben conosciuto dalla critica, nel 2001 ha vinto il Premio Chiara alla carriera, mentre nel 2005 e' stato insignito della Laurea Honoris Causa per la ricerca sulla parola e la lingua dall'Universita' di Perugina.
Muore a Thiene, il 26 giugno 2007
Rosalba Crosilla
Luigi Meneghello
Bibliografia