MUSICA

Francesco De Gregori

biografia

".... ma dimmi, sogni spesso le cose che hai scritto
oppure le hai inventate solo per scandalizzarmi',
amore amore, naviga via devo ancora svegliarmi."
(Cercando un altro Egitto - F. De Gregori)

Ogni volta che ascoltando Cercando un altro Egitto arrivo a questa strofa, mi ritrovo a sorridere: da anni mi son convinta, infatti, che in queste parole sia racchiuso lo spirito e la poesia di Francesco De Gregori. Come nei sogni le immagini che si susseguono nei suoi testi sembrano disgiunte, a volte assurde, quasi sempre incomprensibili ad una prima lettura, poi lentamente si fa luce e, se non riusciamo a cogliere coscientemente l'insieme, sempre ne veniamo scaldati (o sconvolti) fin nel profondo del cuore. Spesso per comprendere appieno avremmo bisogno di conoscere episodi privati della vita o delle esperienze di De Gregori ma anche questo può non bastare tanto i suoi testi sono pieni di metafore e allegorie.

Pessimo promoter di sè stesso, col suo carattere schivo ed introverso (che gli ha procurato il soprannome de "il Principe") e con una sensibilità a volte estrema, deve il suo successo solo alla sua arte: è poesia la sua, angosciosa o dolce che sia, nella quale si cela (anch'essa schiva) una notevole cultura. Poesia che ha aiutato a vivere ed a crescere i ragazzi della sua generazione e di quelle successive. Poesia che è stata (invano) presa ad esempio da molti altri cantautori.

Nato a Roma il 4 aprile del 1951 si trasferisce a Pescara dove vive fino all'età di 10 anni circa. Poi di nuovo Roma dove vive i fermenti del '68 dai banchi del liceo classico "Virgilio".

I suoi idoli sono Fabrizio De Andrè e Bob Dylan che, in quegli anni, segnavano fortemente le coscienze dei ragazzi. Ha solo 16 anni quando, introdotto dal fratello maggiore Luigi inizia a suonare al Folkstudio, locale ritrovo di tutti i musicisti che a Roma vivevano o ci arrivavano da tutte le parti del mondo, dove conosce Antonello Venditti (con il quale poi inciderà il primo album), Paolo Pietrangeli, Mimmo Locasciulli, i jazzisti Mario Schiano e Marcello Melis ed interpreti della canzone popolare come Caterina Bueno (alla quale è dedicato il suo brano Caterina). Il suo repertorio consiste, per il momento, in pezzi di Dylan, De Andrè e Leonard Cohen.

Il primo album,Theorius Campus, esce nel 1970 e contiene, alternati, brani suoi e dell'amico Antonello Venditti. Il risultato migliore lo coglie Venditti, anche lui neofita assoluto delle sale di incisione, che inserisce pezzi di qualità elevata come Sora Rosa, Ciao Uomo, La Cantina e Roma Capoccia, mentre per De Gregori il riscontro è praticamente nullo. Si rifà l'anno successivo con l'album Alice non lo sa, diventato in poco tempo un must ma che all'inizio riscosse solo un buon successo di vendite. Con il brano omonimo concorre ad "Un disco per l'estate" e si classifica ultimo anche se in ottima compagnia: tra gli esclusi ci sono i Nomadi con Io vagabondo e Fossati all'epoca con i Delirium e la loro Haum. Vincitore Gianni Nazzaro con "Quanto e' bella lei".

Il brano di De Gregori è troppo profondo, criptico ed inusuale per una manifestazione del genere, con i suoi gatti che

...guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta.

e

Lillì Marlen, bella più che mai,
sorride e non ti dice la sua età,

Ottimo esempio anche di "cultura celata": una frase son sicura abbia particolarme incuriosito gli ascoltatori in questi trent'anni. Chi cavolo è

Cesare perduto nella pioggia

che

sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina.

E' un certo Cesare Pavese in uno dei suoi sfortunatissimi amori, uno di quelli che l'hanno portato ad un passo dal suicidio e le due strofe di De Gregori lo riportano fedelmente.

Contenuta nell'album devo ricordare la meno nota, ma sicuramente bellissima, La casa di Hilde

E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto,
Hilde nel buio suonava la cetra.
E nella notte mio padre dormiva,
ma io guardavo la luna,
dalla finestra potevo toccarla, non era più alta di me.

Il 1974 è un anno di grazia: un album di levatura altissima che, probabilmente per i temi decisamente personali che tocca, porta il nome dello stesso autore (Francesco De Gregori) e la collaborazione con quello che è stato il suo indiscusso maestro nel panorama italiano, Fabrizio De Andrè.

L'album è un susseguirsi di perle. Dall'incredibile Cercando un altro Egitto con l'incubo dei rastrellamenti nazisti

la gente come un fiume, il terzo reparto celere controlla;
"Non c'è nessun motivo di essere nervosi"
ti dicono agitando i loro sfollagente,
e io dico "Non può essere vero" e loro dicono "Non è più vero niente".

e gli stermini

... mi domando come mai non ci sono bambini
e l'ufficiale uncinato che mi segue da tempo
mi indica col dito qualcosa da guardare
le grandi gelaterie di lampone che fumano lente
i bambini, i bambini sono tutti a volare

alla solitudine di Niente da capire

Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte,
con l'anima in riserva e il cuore che non parte.

la fatica di vivere, i ricordi che si affollano in un puzzle che non sembra aver senso, l'amore che diventa lotta e il mondo che gira senza fermarsi mai un momento. Non c'è niente da capire .... è solo la vita.

Il binomio amore-solitudine torna in Dolce Amore Del Bahia

Ieri ho incontrato la mia formica,
mi ha detto che sono pazzo.
Io, con occhiaie profonde
e un principio di intossicazione.
Io non ricordo che occhi avevi,
io non ricordo che occhi avevi l'ultima volta che ti ho insultato

in Bene

Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi
ma è inutile cercarmi sotto il tavolo,
ormai non ci sto più

in Chissà dove sei

... perduta nei segni,
con la tua sigaretta come una matita,
e le tue speranze di vittoria.

assieme all'incapacità di comprendere il mondo, che diventa il senso di estraneità gridato in quel

Ma questa non è casa mia,
i ricordi si affollano in fretta
e un libro cominciato la sera è già dimenticato la mattina.

di A Lupo, o sofferto come in Informazioni Di Vincent

E tutte queste informazioni di Vincent
girano in tondo e non mi spiegano cos'è che muore.
E stasera ho tradito gli affetti,
ho affittato i miei occhi a una banda di ladri,
vedo quel che vedono loro.

Esistenzialista, il De Gregori di quest'album! Un profondo ragazzo di 23 anni che si pone troppe domande senza risposta, che fa pensare quelli che l'ascoltano e che esplode in Finestre di dolore, uno tra i brani più toccanti e profondi della storia del cantautorato italiano.

Impossibile stralciarne qualche strofa, più facile spiegarne il senso. Finestre di dolore è un susseguirsi di immagini di solitudine e di umana impotenza dinnanzi al destino che annienta. Ragazzi soli malgrado il branco che perdono le proprie menti in una bottiglia o che si aggrappano ad uno spinello attendendo un cambiamento qualsiasi nella loro vita senza saper cosa fare per incidere sul cambiamento stesso, attoniti davanti al mondo ed alla fatica di crescere; uomini in trincea che attendono lo scontro con uomini diversi, in preda ad un terrore talmente vasto da rendere bianco il cervello, assolutamente incapace di pensare. Devastazioni diverse dell'animo umano con sempre la morte alla fine della strada. Unica soluzione possibile, ed è una soluzione che deve arrivare da sola, è aprire al pianto le finestre del dolore, riappropriarsi del proprio essere accettando e calandosi nella propria umanità.

Per quanto riguarda la collaborazione con Faber è quest'ultimo a dare il la: sente De Gregori al Folkstudio e, incuriosito, chiede al fratello di quest'ultimo (Luigi Grechi, noto folksinger) di fargli ascoltare qualche altro brano. Amicizia e collaborazione sono immediate e i brani che nascono sono inseriti in Volume VIII che Faber pubblica nel 1975: La cattiva strada, Oceano, Le storie di ieri (inserita da De Gregori in Rimmel), Dolce luna e Canzone per l'estate.

Nel 1975 esce Rimmel ed è una forma di consolidamento. L'album ha un notevole successo del tutto meritato: è di altissima qualità. Le atmosfere cupe sono scomparse, le parole sono morbide come la musica che le accompagna, ma non si tratta assolutamente di un album facile o leggero: più ascoltabile (questo sì) dal grande pubblico. Il singolo omonimo si piazza per 60 settimane nella hit parade, se ne vendono 500.000 copie e segna, per quelli come me, sapori e sensazioni indelebili frammisti ad un grande desiderio di libertà ... magari anche dall'amore. L'album non ha un simile successo di vendite, cosa assolutamente normale in quegli anni, ma contiene l'indimenticabile Pablo scritta a quattro mani con Lucio Dalla e dedicata ad un qualsiasi emigrato spagnolo che

Prima parlava strano ma io non lo capivo,
però il fumo con lui lo dividevo

la dylaniana Buonanotte fiorellino, traboccante dolcezza con una vena sottile di malinconia.

uccellini nel vento non si fanno mai male,
hanno ali più grandi di me
e dall'alba al tramonto sono soli nel sole.

la retrospettiva e ironicamente amara Le storie di ieri, nella quale si dice che

... i cavalli a Salò sono morti di noia,
a giocare col nero perdi sempre,
Mussolini ha scritto anche poesie,
i poeti che brutte creature,
ogni volta che parlano è una truffa.

e le autobiografiche Quattro cani per strada (provate ad abbinare ciascun cane a Patty Pravo, lo stesso De Gregori, Venditti e Lilli Greco ...) e Piano Bar

Ma quello che De Gregori definirà 'l'album più riuscito' è Bufalo Bill del '76; la tile track è il sunto di tutto ciò che rappresentava il sogno americano.

A quel tempo io ero un ragazzo
che giocava a ramino, fischiava alle donne.
Credulone e romantico, con due baffi da uomo.
Se avessi potuto scegliere fra la vita e la morte,
fra la vita e la morte, avrei scelto l'America.

e Bufalo Bill è la catarsi: il mito del grande uomo trasformato in una attrazione da circo. Di assoluto rilievo Atlantide e L'uccisione di Babbo Natale

E' anche l'anno,però, di un doloroso impatto con una seppur piccola parte del suo pubblico: durante un concerto a Milano una frangia estremista lo contesta fortemente accusandolo di arricchirsi con il paravento dei messaggi politici. Molti altri musicisti avevano subito lo stesso trattamento, in quel periodo, ma per De Gregori la questione è inaccettabile: per dua anni si allontana dalle scene. Il ritorno è con l'album De Gregori (1978) e ritrova il suo pubblico. Generale è sicuramente il pezzo più famoso, storico ormai. Fortemente antimilitarista e carica di speranza che l'ultima guerra sia davvero l'ultima perchè

il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c'è più nessuno,
solo aghi di pino e silenzio e funghi
buoni da mangiare, buoni da seccare,
da farci il sugo quando è Natale,
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare.

e non posso passare sotto silenzio la toccante interpretazione che ne ha dato Vasco Rossi durante un concerto ("Rock sotto assedio") di solidarietà con le popolazioni dell'ex Jugoslavia nel '95.

Poi l'evento del 1979: il tour Banana Republic assieme a Lucio Dalla con un successo di pubblico e critica incredibili e dal quale nasce un doppio dal vivo ed un film.

Dello stesso anno è Viva l'Italia dal sapore sudamericano. Il più bel brano è sicuramente la tile track

Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.

Seguono Titanic del 1982 e il mini-album (cinque pezzi) La donna cannone del 1983. Il brano omonimo del mini-album è un'altra opera d'arte da incorniciare

Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.

Inizia a questo punto la fase di discesa nella produzione del cantautore. Scacchi e tarocchi dell'85, seppur scritto in collaborazione con il grande Ivano Fossati non convince. Sembra che De Gregori stia cercando un'altra strada di comunicazione: abbandona le sonorità folk ed il suono si fà più duro ed elettrico, ma l'unico pezzo a risaltare nell'intero album è La storia. Segue un lungo periodo di concerti e gli album che escono sono registrati dal vivo, periodo intervallato da Terra di nessuno del 1987 nel quale presenta nuovi brani. Il successivo album è Canzoni d'amore del 1990 nel quale spicca la trascinante Adelante! Adelante!, in viaggio lungo l'Italia su un autotreno carico di sale

In questa terra senza più fiumi,
in questa terra con molti fumi
Tra questa gente senza più cuore,
e questi soldi che non hanno odore,
e queste strade senza più legge,
e queste stalle senza più gregge,
senza più padri da ricordare,
e senza figli da rispettare.

e la poetica Tutto più chiaro che qui.

Ma la ricerca di Francesco non è finita ... anzi!

Per quattro anni lascia la musica per scrivere per l'Unità e torna in sala d'incisione nel 1996 per Prendere e lasciare, poi Amore nel pomeriggio (2001) con lo zampino di Franco Battiato e Nicola Piovani negli arrangiamenti, e la seconda Targa Tenco (la prima gli era stata conferita nel 1998 per il brano La Valigia dell'attore). Ancora il binomio con Giovanna Marini, ricercatrice delle radici etniche nella musica italiana, e l'incisione de Il Fischio del vapore nel 2002 e, nel 2005, Pezzi che fa arrivare la terza Targa Tenco ma lascia l'amaro in bocca a tutti i cultori del vecchio De Gregori: ritmo da rock duro che a tratti ricorda Bruce Springsteen, testi che sembrano incompiuti, ancora a .... pezzi.

E siamo ad oggi! Nel 2006.

Esce Calypsos ..... e mi sa che De Gregori si sia ritrovato e noi finalmente ritroviamo un vecchio amico.

Rosalba Crosilla

Pubblicato nel 2006