MUSICA

Gentle Giant

storia del gruppo

I Gentle Giant esordiscono nel 1970, con l'album che porta il loro nome e che non sembra proprio un album di esordio, e diventano in breve tempo un punto di riferimento per il Progressive europeo. Il detto "nemo propheta in patria" calza a pennello, in questo caso, posto che la Gran Bretagna quasi non si accorge di loro. Altra storia in Italia dove gruppi importanti come il Banco del Mutuo Soccorso o la Premiata Forneria Marconi sicuramente li prendono come maestri e le influenze si sentono.

Tre fratelli, Ray (basso, chitarra e violino), Derek (voce, basso, chitarra) e Phil Shulman (sax, trombone e voce) ai quali si aggiungono Gary Green (chitarra), Kerry Minnear (tastiere, vibrafono, flauto, violoncello e voce) e Martin Smith (batteria) e la formazione deve far pensare: strumenti assolutamente inusuali come flauto, violoncello, sax e trombone e tre voci soliste!

Sarà più la seconda particolarità che la prima a determinare il carattere Gentle Giant con fughe di voci completamente diverse tra di loro che giocano effetti polifonici nei quali anche i testi hanno il loro peso, costruiti come sono su assonanze e giochi di parole, e trascinano spesso l'ascoltatore nel bel mezzo di atmosfere dal vago sapore gregoriano; è Derek Shulman, però, ad essere il leader vocale: toni abbastanza alti ed un timbro quasi asettico si innescano perfettamente sulla spigolosità del carattere Gentle Giant. A coronare le voci, gli stumenti che quasi sempre interpretano note distoniche e tempi spesso aritmici deviando all'improvviso verso percorsi jazzistici, folk, o piombando nel barocco o in un rock decisamente duro.

Il mondo dei Gentle Giant è fatto di strade coraggiose, contorte, svettanti verso limiti non segnati e non previsti: insomma non saprete mai dove la musica vi porterà. Il linguaggio è assolutamente personale, talmente personale che, sin dalle prime battute, sono sempre perfettamente riconoscibili, talmente personale da renderli attuali ancora oggi.

Di rilievo anche dal punto di vista tecnico: tastiere, percussioni, moog e vibrafono (importantissimo!) di Kerry Minnear, che entra nel gruppo nel 1972 all'uscita di Martin Smith, erano laureati alla Royal Academy of Music, la chitarra di Gary Green era ben conosciuta nel mondo del blues anche se, particolare di non poco conto, ogni componente in realtà era un polistrumentista e spesso i ruoli venivano scambiati.

Il primo album, dicevano, è Gentle Giant del '70 e sembra tutto meno che un album di esordio, visto che il gruppo sembra già perfettamente maturo e la traccia segnata da quest'opera verrà seguita senza deviazioni. Di notevole importanza anche per la copertina (quella con il faccione rubizzo del gigante) entrata nella storia delle cover-arts.

Dell'anno dopo Acquiring the taste: unico, avventuroso e affascinante come i Gentle Giant si ripromettevano che fosse dalla presentazione presente sulla copertina. Entrato a pieno titolo nella storia Progressive, dire che è sperimentale sarebbe un ripetere l'anima stessa del gruppo.

Nel 1972 Three Friends, primo album con Kerry Minnear alle tastiere e percussioni, concept inequivocabile e che, assieme al precedente Acquiring the taste e ad Octopus dello stesso anno, entra nella storia del Progressive a pieno titolo.

Spesso è proprio Octopus a venir considerato il migliore, il più rappresentativo della difficile musica dei Gentle Giant; quello che dà maggiormente l'idea dell'enorme varietà di suoni e melodie di cui erano capaci, del loro livello tecnico e del vastissimo repertorio musicale al quale attingevano e con quale sapienza riuscivano a far collimare sonorità antiche e futuribili.

In A Glass House, altro concept, del 1974 è forse quello di più difficile ascolto, ma (senza forse) può fregiarsi del titolo di capolavoro: ostico, con cambi perentori di tempo e stile, con il particolarissimo assolo di xilofono in The runaway non risente della mancanza dei fiati di Philip Shulman (uscito dopo Octopus).

Seguono il fluido The Power And The Glory (1974) e Free Hand (1975)dal sapore fortemente medievale e che in qualhe modo chiude la vera parentesi giantsiana.

L'album successivo, Interview, esce nel 1976, e con ogni probabilità risente dei tempi: è elegante, particolarissimo, ma come nella società piano piano son caduti lo spirito rivoluzionario trascinato dai grandi ideali di pace ed uguaglianza per l'affermazione, invece, di un mondo molto più superficiale, così la musica (anche in quella dei Gentle Giant) risente della caduta di quella spinta che li aveva fatti nascere.

Il 1976 è l'anno del Punk e della emarginazione che in fondo quella musica esprimeva. Non a caso è l'anno di debutto dei Sex Pistol, mentre i Ramones (esponenti di un Punk più alla portata del grande pubblico) esplodevano. Dall'altra parte della barricata la disco-music che aveva esordito intorno al 1974, si stava fondendo con il funk ed imperversando nelle quasi appena nate discoteche: era finito l'ascolto intellettuale (solo nel senso che il cervello serviva) della musica.

Per i Gentle Giant ancora tre album, l'incolore The Missing Piece e l'accattivante Giant For A Day del 1977 e Civilian del 1980, e l'unico live della loro produzione (se non si tiene conto di tutta la serie uscita ampiamente postuma), Playing the Fool uscito nel 1978 ma registrato durante una tourneè del 1976. Sicuramente in Playing the Fool i giganti gentili sono tali a tutti gli effetti.

Rosalba Crosilla