MUSICA

Pink Floyd

storia del gruppo

Pink Floyd, sinonimo di psichedelia, di ricerca e di innovazione.

Si dice che costruissero la loro musica come fosse una vera e propria opera architettonica, certo le basi per farlo le avevano, visto che uscivano tutti, tranne Barrett, da una scuola d'arte

Quattro ragazzi coetanei (le date di nascita variano dal 1944 al 1946), Roger Waters, Richard "Rick" Wright, Nick Mason e quel Roger Keith "Syd" Barrett, che ben presto diventerà tanto presente nei testi e nelle musiche dei Pink Floyd, quanto assente fisicamente.

E' Syd Barrett a dare il nome al gruppo, unendo i nomi dei due jazzisti Pink Anderson e Floyd Councille e sarà lo stesso Syd Barrett a scrivere i primi testi, visionari e lisergici esattamente come la sua mente sconvolta dal LSD, ma assolutamente unici, innovativi, insomma assolutamente splendidi

I Pink Floyd iniziano a suonare nel 1965 al "Marquee", locale ormai entrato nel mito per i moltissimi futuri grandi che si susseguirono fra le sue mura e proprio lì incontrano Peter Jenner che diventa il loro primo manager.

Nel 1967, dopo due singoli ("Arnold Layne" e "See Emily Play") di buon successo, esce il primo album, "The Piper At The Gates Of Dawn", che vola in testa alle classifiche. Atmosfere da sogno, filastrocche infantili che si aprono sul folle mondo di Barrett, suoni innovativi: l'album porta già il marchio Pink Floyd.

Ma i Pink Floyd non usano solo le musiche ed i testi: i loro concerti segnano una svolta anche dal punto di vista multimediale.

Luci psichedeliche si agganciano a filmati che colpiscono il pubblico trasportandolo in una dimensione irreale ed artisticamente perfetta.

Dopo un solo anno, nel 1968, Barrett cede allo stress della notorietà, al cambiamento di vita e la sua mente geniale quanto fragile si perde in quella dimensione costruita artificiosamente; è morto il 7 luglio 2006, Syd Barrett, dopo che, per quarant'anni, la sua vita si è srotolata lentamente e senza tempo tra le case di cura per malattie psichiatriche e la casa materna……

Nel gruppo il suo posto viene preso dall'amico David Gilmour ed il suo ingresso fa sì che la musica dei Pink Floyd abbia risonanze più vicine alla tradizione rock e blues; il suo stile chitarristico si fonde perfettamente con le composizioni di Waters e continua la ricerca di sonorità "diverse".

Gilmour non ha praticamente neppure il tempo di "capire" il gruppo che si inizia la stesura di "Ummagumma", uscito nel 1969, nel quale, alla pari degli altri, si ritrova a dover comporre testi e musica di uno dei brani ("The Narrow Way") e se la cava egregiamente.

L'album è diviso in due parti distinte: la prima registrata dal vivo durante i concerti, la seconda formata da "singoli" scritti ed eseguiti dai componenti del gruppo. Con lunghissime le digressioni puramente strumentali difficili da catalogare, con gli incredibili cambi di stile, con sonorità che a tratti portano l'ascoltatore avanti di decenni, forse è spiegabile solo dallo stesso titolo che, in slang stretto, ha il significato di atto sessuale; "Ummagumma", accolto calorosamente dalla critica, ma troppo innovativo per venir digerito facilmente dalla massa, per molti è ancora oggi l'album top dei Pink Floyd e sicuramente è l'album di svolta dopo Barrett.

Il 1970 è l'anno di "Atom Heart Mother" (recensione) che segna la loro entrata definitiva nella storia della musica: perfezionismo ed anima, in loro, sono fusi sapientemente in un modo praticamente introvabile in altri gruppi.

Roger Waters ha ormai la leadership del gruppo, ma le sue fobie ben presto determineranno allo sfacelo totale: impossibile lavorargli accanto, impossibile opporsi alle sue idee, mentre il successo ormai arrivato e le conseguenti lughissime tournee che i quattro devono affrontare, non aiutano certo a sedare gli animi.

Dopo "Meddle" del 1971 e "Live At Pompei", che diventerà un memorabile film nel 1972, i Pink Floyd sfornano, nel mazo 1973, il memorabile "Dark Side of the Moon" (recensione), nel quale le suite lunghissime lasciano spazio a brani più "normali". Sicuramente di più facile ascolto (non per questo inferiore ai precedenti) e di più facile impatto sulla massa "Dark Side" è l'apoteosi: più di 30 milioni di copie vendute fino al 1998, in classifica negli Stati Uniti ininterrottamente per 13 anni (... poi la rivista Billboard decise che il limite massimo erano 10 anni di permanenza...), è considerato uno tra le cinque pietre miliari della storia del rock.

Si prepara per i Pink Floyd un periodo massacrante: un anno e mezzo di tour senza soste, di concerti in tutto il mondo è il prezzo da pagare per un successo del tutto inaspettato.

Ovviamente, a queste condizioni, le nuove creazioni subiscono un fortissimo rallentamento e l'album successivo, "Wish You Were Here" (recensione) uscirà appena nel settembre del 1975. Emblematico, come tutte le opere dei Pink Floyd, ci riporta le lunghissime suite e le riprese abbandonate con "Dark Side" ma non troviamo niente di bucolico: l'atmosfera è fredda, come freddo è il business, mentre, a tratti, veniamo sommersi da una profonda malinconia .. da ciò che, in fondo, i quattro hanno perso per la fama. La visione di Roger Waters ci appare chiara: prigioniero di un mondo che non voleva, che sente totalmente nemico ... e nessuna via di fuga è possibile.

"Animals" del 1977 riconferma e sottolinea ancora di più questa visione. Orwell, ne "La fattoria degli animali", non dava speranza: anche dopo la più rivoluzionaria delle rivoluzioni, se "tutti gli animali sono uguali, qualcuno è più uguale degli altri". Nelle profondità contorte dell'animo di Waters il "muro", "The Wall" sta prendendo connotati sempre più precisi e l'anno di tour che segue l'uscita di "Animals" sicuramente butta benzina sul fuoco.

"The Wall" (recensione) esce del 1979 e, in lunghissimo e complicato doppio, Waters riesce forse a dar voce a sè stesso. Altro successo clamoroso! Malgrado la complessità dei temi trattati, malgrado la lunghezza dell'album "The Wall" diventa la voce di una generazione e, a trent'anni di distanza, le sue tematiche continuano ad essere attuali tanto che all'album segue, nel 1982, il film, con la regia di Alan Parker e Bob Geldof nel ruolo del protagonista Pink e, nel 1990, a festeggiare il primo anniversario della caduta del muro di Berlino (ed a Pink Floyd già sciolti), "The Wall" è lì, in un mega concerto, con il solo Roger Waters ed altri artisti del calibro di Bryan Adams, Marianne Faithfull, James Glaway, Ute Lemper, Joni Mitchell, Van Morrison ( Biografia e discografia) e Sinead O'Connor.

“The Final Cut - a requiem for the post war dream” , pubblicato nell'83, è l'ultimo album a formazione apparentemente completa, visto che in realtà sia i testi che le musiche sono di Waters.

I Pink Floyd sono arrivati al capolinea, spinti inesorabilmente dalla visione distorta che il suo leader ha del mondo.

Dopo lunghe battaglie legali per la vera e propria detenzione del nome, Gilmour, Mason e Wright (quest'ultimo in modo marginale) registrano nel 1987 "Momentary Lapse Of Reason"; la risalita è difficile e non si toccheranno più le vette precedenti.

Eppure i Pink Floyd continueranno ad essere dei pilastri nella storia della musica, pilastri non relegati nei ricordi ma vivi e presenti nella vita di tutti noi.

Evento epico la loro momentanea riunione sul palco di Londra del Live 8 (il 2 luglio 2005), mega concerto voluto da Bob Geldof in corrispondenza con la riunione del G8 a Gleneagles per dar voce a coloro che al G8 non hanno rappresentanti.

I Pink Floyd erano lì: David Gilmour accanto a Roger Waters, entrambi contenti di quel passo che c'ha messo 20 anni per venir compiuto.

Rosalba Crosilla

Pubblicato nel 2004 - rivisto nel 2005