MUSICA

The Wall - in concerto

Padova 26 luglio 2013

recensione

Mastodontico, tecnologico, scenografico, teatrale. In una parola sola The Wall, lo spettacolo musicale più conosciuto e non per nulla più costoso al mondo a tal punto da vantare centinaia di repliche avvenute solamente negli ultimi anni, ovvero quando la sua mente creativa ha deciso di riportarlo in giro per il globo, perché a parte l’isolata esibizione di Berlino nell’estate del 1990, non ci furono altre ripetizioni dopo quei pochi concerti tenuti nel 1980 in promozione appunto del famoso disco doppio dei Pink Floyd. Solo una manciata di spettacoli che si sono svolti tra l’America, il Regno Unito e la Germania Ovest, in quanto troppo costosi e troppo difficoltosi da allestire.

Si parla di storia della musica, cambiamento della società e della cultura con The Wall. Si tratta di uno spettacolo per nulla semplice, che va seguito come fosse un opera teatrale . E’ impegnativa la sua rappresentazione live. The Wall è molto più di un concerto e sorpassa di gran lunga il musical. Non ci sono precedenti prima di lui e tuttora non ci sono eguali.

E’ un’esperienza vederlo dal vivo e almeno una volta va visto in versione live, come giustamente ha osservato il cronista di uno dei quotidiani padovani il giorno dopo dell’evento.

The Walla suo tempo salvò la band dalla catastrofe finanziaria dovuta sia ad investimenti sbagliati sia alle tasse del governo. Tali situazioni spronarono Waters a tirare fuori il taccuino degli appunti e rispolverare dei vecchi e inascoltabili demo di quella che era un’autobiografia musicale. Fortunatamente a fare ordine nel marasma fu chiamato il canadese Bob Ezrin alla produzione. Una volpe della musica che ha saputo da dietro le quinte riempire il frigorifero mentre gli altri stavano a suonare. Rimise a posto le idee di Waters in una notte di lavoro dando una sequenza logica ai brani ancora embrionali e dette vita a quello che secondo il programma sin dall’inizio, sarebbe diventato prima un disco, poi in tour e in fine un film. Ed era il 1978.

Se da una parte le cose si stavano sistemando, dall’altra invece precipitavano senza alcuna possibilità di recupero. Wright viene allontanato dalla band dallo stesso Waters e parteciperà ai live solamente come membro turnista. Sembra che il tastierista, per non per perdere i diritti sul lavoro da studio svolto e non vedere nemmeno una sterlina, abbia deciso di accettare questa condizione.

Da questo momento l’ego di Waters incoraggerà il proprio carattere e porterà Gilmour all’insopportabilità totale.

E’ l’inizio della fine, e la conferma definitiva si avrà con la pubblicazione successiva di The Final Cut, dato alle stampe senza Wright e con la dicitura di copertina che recita: Un requiem per il sogno del dopo guerra, di Roger Waters- Eseguito dai Pink Floyd.

The Wall è uno di quei lavori talmente tanto conosciuti ed entrati nel costume della società, grazie anche alla promozione perché per quanto ti costa realizzarlo, lo devi spingere avanti fino a chè ti esce dalle orecchie. Chi non conosce questo disco? Un ragazzo che impara a suonare la chitarra, dopo Smoke on the water dei Deep Purple, passerà ad imparare il riff di Another brick in The Wall.

Il film invece usci nel 1982, con la regia di Alan Parker che impose senza mezze misure a Waters di essere lasciato in pace e non interferire con il suo lavoro, in modo da poter mettere su pellicola quel bizzarro sogno al limite dell’incubo che è il film.

Se oggi realizzare questo spettacolo dal vivo comporta sacrificio e pianificazioni non di poco conto, all’epoca, con i mezzi e la tecnologia disponibile, doveva trattarsi di un’impresa a dir poco titanica. Non volendo suonare nei grandi impianti aperti, Waters volle uno show per strutture coperte, dove non solo il suono veniva distribuito da un impianto che circondava il pubblico creando la quadrifonia, ma posizionando delle casse addirittura sotto le singole sedie in modo da creare un suono molto più presente che coinvolgesse gli spettatori il più possibile durante la caduta del muro. A Padova oggi arriva una carovana imponente, con effetti e animazioni rinnovate. La band è fresca di riposo, essendo questa la seconda data del tour europeo iniziato alcuni giorni prima in Croazia a Spalato.

Un muro di mattoni bianchi non composto nella parte centrale lascia visibile il palco nero dove i musicisti suoneranno nel corso della serata. E’ inutile raccontare lo svolgimento di questa performance perché è talmente tanto nota che si cadrebbe nell’ovvietà.

Fa un certo effetto veder muoversi quel fantoccio del maestro oppure vedere le proiezioni di quei filmati così assurdi degni di una psichedelia dalla quale hanno avuto origine i nostri nei lontani anni ’60; non hanno tardato i nostri a fornirsi di strane figure per le loro performance. La musica è un linguaggio comunicativo, come lo è anche la scrittura e la regia. Queste tre componenti in un caso come il nostro non potevano che andare a braccetto per elevare al massimo il significato del pensiero di Waters, che ha riproposto delle problematiche che bene o male, in un modo o nell’altro possono complicare la vita di ogni uno di noi. Quindi stati d’animo, angosce e deliri costruiscono pian piano questo muro fino al completamento totale. Ma prima o poi verrà abbattuto. Bisogna volerlo, si deve abbatterlo per venirne fuori e non rimanere intrappolati.

Soprattutto oggi The Wall guarda alla società e a quanto questa viene messa con le spalle al muro dai signori delle guerre e dei soldi, condizionata a condizionarci la vita. Simboli dei padroni della terra, gettati come bombe dai boccaporti di bombardieri, vengono proiettati sull’immenso muro bianco. La gente si meraviglia ad ogni effetto scenografico che viene messo in atto nonostante si sappia cosa stia per accadere in ogni momento. Un enorme cinghiale gonfiabile che sul corpo porta i simboli appena citati, da dietro il muro si eleva e fluttua sopra il pubblico da un lato all’altro fino a quasi metà del prato dello stadio, sorretto e guidato dai cavi ai quali è appeso. Dura molto il suo volare e questo pupazzo è davvero grande. Nonostante sia distante dalla nostra posizione, quando si adagia sul pubblico, lo vedi molto bene e le braccia che si tendono per afferrarlo sono piccolissime rispetto le sue zampe.

Non rischia di scappare questo suino di gomma. Non fuggirà accidentalmente come il suo cugino adoperato per le fotografie della copertina di Animals durante le sessioni ufficiali. Quel giorno il cecchino che avrebbe dovuto abbatterlo in caso di fuga, al contrario della giornata precedente in cui si svolsero le prove, per un puro disguido non fu presente, e il porco gigante tagliò la corda e si sfracellò in una fattoria. Il suino questa volta invece, si adagerà volutamente sul pubblico proprio nel momento giusto e lo si vedrà sparire, affogare tra le mani delle gente nel prato, come se stesse sprofondando nel mare. Lo si vedrà sparire in poco più di un minuto. Si ridurrà dai piedi alla sommità della propria schiena in men che non si dica. Si strapperà in chissà quanti lembi che diverranno trofei di quelli che lo hanno visto calarsi sopra le loro teste e avranno potuto afferrarlo. La stessa sorte che toccò al prisma gigante di The Dark Side of The Moon , adoperato per una delle date dell’omonima tourneè americana del 1975. Alzatosi in volo all’inizio del concerto, anche il prisma prese la via della fuga verso il cielo e si sfracellò al suolo nel parcheggio adiacente allo stadio. Al termine della serata i fan se lo spartirono avidamente.

Un regalo di Waters al pubblico quindi? Sì, ma anche un simbolismo dal significato non di poco conto. Il maiale tatuato dai marchi del potere dimostra che se la gente lo vuole, prima o poi i tiranni cadono e i loro imperi possono venir inghiottiti dagli stessi che sono stati sfruttati. Ma bisogna volerlo.

Il muro cade e la fine dello spettacolo è giunta con la band ora a suonare una dolce ballata al di qua del muro davanti alle macerie appena cadute.

Waters presenta i suoi fidi musicisti che salutando e continuando a suonare escono di scena. Non ci saranno bis. Sarebbero fuori luogo. Risulterebbe stopposo risuonare un brano già eseguito in serata e indigesto proporne uno che non fa parte della scaletta appena terminata. Quindi va bene così e con The Wall siamo giunti al termine anche se, come già detto, fu nel 1979 l’inizio della fine per i Pink Floyd, fine che avvenne in via definitiva nel 1985 con l’uscita ufficiale di Waters dalla band. Gilmour e Mason riabbracciarono Wright, assieme si tennero il marchio di fabbrica e continuarono fino al 1994. Riuscirono a prevalere su Waters, grazie anche al nome e alla musica che possedeva un sound divenuto inconfondibile e dal quale non potevano liberarsi. Ma lui è rimasto ad aspettare fino ad oggi, quando i Pink Floyd non esistono più. E’ sopravissuto da quel giorno in cui se ne uscì di scena. Da quella volta la musica però non fu più la stessa. Per nessuno di loro.

di Cristiano Pellizzaro - La Tana dei Gechi

Pubblicato nel 2013

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)

The Wall Live - Padova 2013 (foto Franco Pellizzaro)



Setlist

  • Set 1

  • 1 ) Outside the Wall
  • 2 ) In the Flesh?
  • 3 ) The Thin Ice
  • 4 ) Another Brick in the Wall Part 1
  • 5 ) The Happiest Days of Our Lives
  • 6 ) Another Brick in the Wall Part 2
  • 7 ) The Ballad of Jean Charles de Menezes
  • 8 ) ("Another Brick in the Wall Part 2" reprise)
  • 9 ) Mother
  • 10 ) Goodbye Blue Sky
  • 11 ) Empty Spaces
  • 12 ) What Shall We Do Now?
  • 13 ) Young Lust
  • 14 ) One of My Turns
  • 15 ) Don't Leave Me Now
  • 16 ) Another Brick in the Wall Part 3
  • 17 ) The Last Few Bricks
  • 18 ) Goodbye Cruel World

  • Set 2
  • 19 ) Hey You
  • 20 ) Is There Anybody Out There?
  • 21 ) Nobody Home
  • 22 ) (Due to Roger's microphone … more)
  • 23 ) Vera
  • 24 ) Bring the Boys Back Home
  • 25 ) Comfortably Numb
  • 26 ) The Show Must Go On
  • 27 ) In the Flesh
  • 28 ) Run Like Hell
  • 29 ) Waiting for the Worms
  • 30 ) Stop
  • 31 ) The Trial
  • 32 ) Outside the Wall


  • LA FORMAZIONE
  • Drums:
  • Graham Broad
  • Guitars:
  • Dave Kilminster
  • G.E. Smith
  • Snowy White
  • Keyboards:
  • Jon Carin
  • Harry Waters
  • Lead Vocals:
  • Robbie Wyckoff
  • Backing Vocals:
  • Jon Joyce
  • Mark Lennon
  • Michael Lennon
  • Kipp Lennon


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